MA CANTERÒ SEMPRE

22/05/2025

Dopo quanto ho scritto sulla mia attesa continua del Cristo come unico futuro in cui credo (un futuro però che è già presente e opera nella creazione); dopo quanto ho detto sulla mia disperazione e speranza, disperazione contro l'avvenire e speranza nell'assolutamente imprevisto (è la resurrezione, tradotta nella realtà dell'esistenza personale e nella storia), ora non penso di aggiungere altro. Continuerò a cantare e basta. Ma canterò sempre con voce che esplode da questa condizione inaccettabile e maledettamente grave in cui ci troviamo.
    Qui, ad esempio, ci sono due momenti: il primo, che è più di un momento, è una meditazione sulla mia vocazione e sul destino toccatomi in sorte, in questa chiesa in sfacelo. Ed è forse un bene che sia così: tanto, la morte non prevarrà! Perciò continuo a credere. E sono certo che la resurrezione coinvolge la stessa vocazione; perciò sono beato della mia scelta. Finalmente, direte, un po' di gioia!
    Il secondo momento, ed è tale in realtà, si riferisce al film Roma di Fellini, di cui colgo solamente la famosa sfilata delle «mode ecclesiastiche» in casa della principessa, perché il resto non mi interessa; il resto sono cose di tutti i giorni. Ma questo invece è il richiamo di più amara fatiscenza. Povera chiesa!
                       (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988” )
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