Il beato Giovannangelo

Cenni storici

Giovannangelo Porro nacque nel 1451, forse a Barlassina presso Seveso (nel ducato di Milano), ove il padre Protasio risultava residente alcuni anni più tardi. Morto il padre, verso i 18 anni Giovannangelo lasciò la madre (Franceschina da Guenzate) e i fratelli, entrando nel convento dei Servi di santa Maria di Milano, ove trascorse il noviziato ed emise la professione monastica.

Nell'estate del 1474 eglia era a Firenze, nel convento dell'Annunziata ove sembra risiedesse per un triennio. In questo periodo egli attese agli studi ed ebbe accesso all'ordinazione presbiteriale.

Nel frattempo maturò la sua vocazione specifica: nel 1477 egli andò, rimanendoviper una ventina d'anni, a Monte Senario (il luogo già aperto dai Sette santi padri dell'Ordine attorno al 1240 e restaurato da un gruppo di ferventi religiosi agli inizi del Quattrocento).

Al termine del 1488, malaticcio, deiscese all'Annunziata e poipassò, come priore, alcuni mesi all'eremo di santa Maria delle grazie del Chianti. Prima di rientrare a Milano, quasi certamente dopo il 1495, sembra che egli abbia temporaneamente vissuto a Cavacurta, un piccolo convento nel lodigiano.
A Milano venne inviato nel quadro di un programma di riforma. Qui morì, nel convento del suo noviziat, il 23 ottobre 1505.

Il suo corpo, quasi incorrotto, si conserva in pubblica venerazione nel luogo stesso in cui sorgeva l'antico convento dei Servi, ora chiesa di san Carlo: il Borromeo, del resto, venne guarito da fanciullo per sua intercessione.
Giovannangelo ebbe una natura, forse, gracile (a giudicare dalle sue malattie), ma senz'altro sensibile e fine, come la sua minuta grafia umanistica lascia intendere.

Caratteri principali della sua figura religiosa sono: la semplicità, la povertà, l'austerità e l'assiduità nella preghiera; in una parola, egli incarna sopratutto la migliore tradizione contemplativa dell'Ordine.

La sua semplicità e la sua povertà furono grandi; e ciò è dimostrato anche dall'inventario dei panni del convento dell'Annunziata di Firenze nel 1474, quando il frate guardarobiere nella sua cella non trovò nulla da annotare, se non un paio di lenzuola strappate. Del resto, al dire di fra Filippo da Bologna, che l'ebbe occasionalmente compagno di cella, preferiva dormire per terra. Per i vestiti, poi, i pochi soldi che riceveva come tutti del convento li riteneva come "lemosina" di carità.

Si trattò di un frate vero, senza alcun desiderio di apparireo di diventare qualcuno: e questo è rilevabile dalla scelta dell'eremo. Egli ebbe un'anima profondamente contemplativa e visse a lungo nella scia dei primi Sette santi dei Servi.

Il culto spontaneo e popolare, subito sviluppatosi dopo la sua morte, venne approvato dal papa Clemente XII nel 1737. La sua festa è il 25 ottobre.