Ma chi può affermare di essere un'unità vivente? Ed è possibile in un tempo come questo? O forse, è sempre stato cosi? Ancora gridi del disordine! Questa è la vocazione di chi è chiamato a cantare (e a pregare) per tutti i fratelli: anzi, ognuno è coscienza della storia che viviamo. Non sei anche tu, chiunque tu sia, maledettamente scontento e contraddittorio? Che se non ti senti cosi, vuoI dire che sei un insensibile e che tu non vivi. Bisogna che ci aiutiamo, ma senza illuderci. Ogni credente deve essere un profeta mandato a «sradicare, a demolire, a distruggere e abbattere, per piantare e edificare».
E anche il poeta cammina sempre sul ciglio dell'abisso; egli è nel gioco della quotidiana vita e della quotidiana morte, tra realtà profonde e il mare coinvolgente delle apparenze, sempre condannato a colpire i falsi incantesimi. Io non sarei più capace di attardarmi a descrivere i dolci tramonti, i mattini di gioia, i colori dell'autunno. So benissimo qual è il sacramento della creazione e come tutte le cose non sono che involucri di divine sillabe. Ma appunto questo è il tormento profondo; capire il discorso di Dio; capire qual è il rapporto tra il nostro e il suo discorso, e soprattutto cercare di non tradire il compito dell'Uomo. Sul cuore dell'uomo passano le trasversali del mondo. Ma di uomini ce n'è uno solo: il Cristo. Ed è Lui che porta il peso di tutti; e la sua croce è la bilancia dei nostri tradimenti. Cristo è la parte migliore di ciascuno di noi, la verità crocefissa, sempre cercata e sempre respinta e uccisa. No, non è possibile rassegnarsi al quotidiano, né credere al determinismo: l'eterno ci graffia dentro anche se non vogliamo, l'eterno esplode nel centro dei nostri piani, per questo i conti non tornano mai. «E Mosè vedeva il roveto ardere e non consumarsi; e si disse: voglio avvicinarmi a questo spettacolo. Ma il Signore intervenne dicendo: togliti i sandali dai piedi, perché il luogo dove tu sei è una terra santa [...] E Mosè chiese a Dio: chi sei tu e qual è il tuo nome? E Dio rispose: io-sono-colui-che-sono.»
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)