Verso il deserto

27/01/2025

Lasciai allora il piccolo paese,
pur io fanciullo emigrante:
un paese impaurito e muto
come un crocefisso;
e portavo nel sangue
il ricordo di mia madre
e delle donne vestite
come l'Addolorata.
 
Mi spingeva ad andare
inconscia fede
in un mondo amico;
e il proposito mi resse a lungo
di farmi a tutti fratello
e asciugare lacrime
e portare speranza.
 
Sentivo ingenuo
la terra non bastare
al mio cuore.
E mi spingevo avanti
sul mio cammino
che fioriva d'amicizie.
 
Ero felice
che vivere fosse
dare via la vita
senza chiedere nulla.
 
Fu un lungo, affaticato
ma gioioso tessere
di fili, giurando
che Lui fosse
l'unità del mondo.
 
E pur dopo che molti
fili si ruppero
per vicende impreviste,
ed altri anni lunghi di guerra
portarono, per scelte
insopprimibili, le prime
lacerazioni, e morte
cominciava a rapire amici
in molte città,
io mi ostinavo a credere.
 
E continuavo a sperare:
con il corpo in frantumi
con i sensi che urlavano.
Le volte che tentai
con infinita pazienza
di ricomporre la tela,
e la tela è rotta ancora!...
 
E che la mia chiesa fosse
altra cosa: almeno
la chiesa.
 
                      (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)
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