Ve ne siete andati, amici.
Ora nuovamente solo
conto i vostri passi
(prima insieme a scendere
le scale, ad accommiatarci
sul sagrato, più tardi
possibile) e poi solo
a sentire i vostri motori
in corsa verso la pianura.
Solo, come ieri e come domani,
come questa notte di luna
sul colle così familiare e assente.
È mezzanotte, è l'una,
per me è sempre mezzanotte
e sempre è l’una e le due
e poi l’alba.
Solo, per i secoli dei secoli amen.
E tornerete domani e dopodomani
a rapirmi altre gocce di gioia
con fatica aggrumata
nella mia arnia d'inverno,
raccolta da qualche fiore sulle pietre,
tra spini e un gioco di bimbi:
anima mia come ape in volo
dall'alba all'alba
nel lungo giorno e nella lunga notte,
e poi ancora in volo
sulle nude scogliere dei sensi,
nel devastato giardino dei ricordi,
ovvero con la paura che le ali si frangano
sugli abissi di Dio.
Ancora qualche gioia
e poi altre rapine:
e così per sempre.
Tale il mio sacerdozio;
pur felice
che torniate, amici.
Ciò non segna importanza alcuna
purché torniate
e domani e dopodomani,
o amici.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)