(Frammenti di canto, in occasione delle
marce di pace per le capitali d'£uropa
ottobre 1981)
I
Il cuore delira,
pur nulla esponendo al ludibrio
di quanto in sé comprende la Vita.
Cuore e mente e membra
tutto in frantumi,
le ossa slogate
come di un crocifisso.
Morte ti fa nido dentro
fra cavi e giunture
mentre in fiamme, a raggerà,
erompono sogni:
colano progetti e desideri e impulsi,
e sospiri e grida
uguali a lapilli
di vulcano.
II
— Il Potere è fondazione
di ogni valore,
la Guerra è la sola
Provvidenza in azione,
scienza, la Scienza
è la nuova Deità! —
Nessuna marcia di pace
fermerà, Europa,
la nera cupidigia del Potere?
III
E se pure religione oggi
è senza annuncio?
Rara e vuota
è la Parola,
sempre più fitta la Notte.
Mentre novello Samuele,
per il tempio ti aggiri
senza distinguer la Voce,
senza sapere donde viene
e chi parla.
IV
Poi ancora silenzi
e voci e parole rimbalzano,
intrecciando arcobaleni
a ricomporsi compatti
almeno un istante.
Questa la calma,
la provvisoria calma,
l’armonia di un giorno.
Segno di edeniche paci perdute:
«Godi, Papa Giovanni
e chiunque tu sia,
uomo della strada,
la "pace soave"
almeno di un giorno»...
V
Poi tutto nuovamente vanisce
nel cuore della notte
in cocci di tenebre e luci,
dentro una selva di sensi
e di sentimenti,
una selva flagellata
da tempeste e trombe di vento:
selva in cammino
per le strade d'Europa
(almeno l'Europa!) mentre
dall'Oceano e dal Baltico
impazzita
avanza la bufera...
VI
Ma il tramonto su Roma è un incendio,
lame di sole feriscono
i vessilli ondeggianti
su Piazza del Popolo.
Ragione non cede
Ragione sanguina nell'assedio
Ragione non può morire
pure se franata in macerie
bombardata fortezza.
Urla continuano a salire
dalla spumeggiante marea,
a squarciare con punte aguzze
il celeste Silenzio.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988” )