Per un nuovo offertorio

11/07/2024

Un'altra cupola di luci
dalla pianura infiamma la tenebra
e da molto molto lontano sui monti
la gente, nella notte, si ferma a vedere.
 
La brughiera ha ceduto per sempre
e un giardino cinge di silenzio
lo spazio al nuovo prodigio.
 
Anch'io sacerdote
nel cuore della stessa notte
mi fermo a vedere
dalla torre, tracciando
il segno della croce
oltre il tetto delle case.
 
Certo è sempre lo stupore
di quando questi nostri occhi
si aprirono
all'avvento della luce:
 
una è la creazione
uno il mistero
uno il tempio mai finito.
 
Male è avere pensato
che altro era la sfera del «sacro»,
l'avere diviso i tempi
e i momenti dei tempi.
 
Ora l'uomo in camice bianco
lavate le mani, si accinge
a portare avanti la stessa creazione;
in uguale veste bianca
ugualmente purificate le mani
io innalzo, avanti la notte,
sul monte
l'ostia totale:
tutti insieme
a soggiogare la terra.
 
                   (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)
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