AI TEMPI DI PAPA GIOVANNI

27/06/2024

Sì, io ho creduto fino al punto di ritirarmi nel suo paese, di mettermi a vivere qui, a camminare per queste mulattiere, in mezzo ai suoi vigneti; a guardare dal monte gli spazi e il cielo che lui si era portato con sé per le strade dell'oriente e dell'occidente, fin dalla sua infanzia; qui in mezzo alla sua gente.
    Vivevo allora da solo e dormivo in una torre di mille anni. E da quelle finestrelle guardavo giù tutta la pianura. E dovevo entrare da una porticina piccolissima, cosicché dovevo curvarmi, e ogni volta che uscivo avevo la sensazione di inchinarmi di fronte alla creazione. E godevo di tutte le più piccole cose; e della mia vocazione, e della volontà di donarmi; godevo specialmente a stare con gli umili e coi fanciulli. E ho creduto veramente nella possibilità di un mondo nuovo, o comunque diverso. Speravo che la storia dovesse cambiare. Era il tempo di Kennedy, il tempo di Krusciev. Non so che tempi fossero. Ora mi sembrano una favola. Oppure ci siamo tutti sbagliati?
    Comunque queste cose sono di quel tempo; e altre che non so se avrò il coraggio di pubblicare, perché mi sembrano ormai appartenere a un tempo appunto di leggenda.

               (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)
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