Che attendi a riprendere in tua mano,
Signore, il governo dei giorni?
Si aprano i tuoi occhi
sulle vittime ignude; tu navighi
sul fiume delle nostre lacrime.
Dio della vita, padre
dei deboli, non abbiamo più ali
che ci coprono a sera.
Almeno la tua casa
sia salva e libera:
in essa almeno
trovi scampo questa
disperazione.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)