Ma tu non avevi lacrime,
a noi invece era dato
piangere.
Questo, forse, ti ha sospinto tra noi?
Non ti apparteneva
il fiotto azzurro di queste
vene che pure
avevi scavato nella nostra carne.
Tu senza misteri
Tu senza il rischio di questa
esistenza sempre giocata
nell'incertezza del tempo defettibile,
nella continua paura
di non esistere.
Tu dovevi essere felice
e noi perduti.
Cosi sei venuto a cercare
i cibi delle Tue creature maledette,
a farti
carne di peccato, mentre ti donavi.
E ciò solo noi t'invidiamo: questo
potere tu perdonarci.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)