NEL SEGNO DI GIONA

24/04/2023

                                             E  affollandosi  le turbe  prese  a dire:
                                             questa  è una  generazione malvagia:
                                             chiede un prodigio e non le sarà dato
                                             che il segno di Giona profeta.
                                                                                                (Lc 11, 29)
E quando avanti le tue porte mute
— le austere porte antiche
ove leoni vegliano dai marmi
e santi guardano con occhi vivi
dalle pietre nere e tutto
il frontale è uno sbattere d'ali,
— ovvero umili porte obliate
di chiese fra palazzi assurdi
ove pietosi Lazzari scoprono
le carni ferite e un cane
guarda la gente andare...
 
quando dal marciapiede, folle
mi sospingono avanti precipitose,
le tue porte sento premere
sigilli neri o bocche di silenzio
sul volto ateo delle case;
bocche che dalla caverna buia
spalanchi ad ogni passo come
il cetaceo delle acque di Joppe
per Giona che s'aggirava fuggiasco
tra gli scali in cerca di scampo...
 
allora un automa sono dai piedi di sasso.
Mi ghermisce una mano la veste a brandelli:
è come se portassi da solo il peso
della città in rovina.
Crollano palazzi sulle mie braccia...
Signore, Signore, abbi pietà,
io non posso più profetare.
A te pure i bufali hanno rotto la faccia
hanno strappato la lingua.
 
Così mi tramuto in cariatide esangue,
pietra in mezzo al selciato.
Risputato fuori dal morso violento
e ormai impotente a ripeter la fuga.
Non dentro il tuo ventre, Signore,
non fuori dalle maglie della tua rete.
 
Ormai la città non vuole ragioni
come la ciurma impaurita della nave.
Non avanza di me che una macchia pallida
un involucro d'alga alla deriva, mentre
la facciata è una sindone immensa di occhi
che mi denudano allo stupore di tutti.
Sola ci cammina sopra la luna
con vesti regali verso l'alta notte.
 
         (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)
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