E onde accavallate dal vento
ognuna intorno al suo centro
ognuna con le sue sponde:
forse una roccia o una riva di sabbia,
una barriera improvvisa di ghiacci
ti frangono: (come? quando?
al mattino, a notte, forse).
Allora tu non sei che un’iride in cerchi,
un gemito rotto, indefinibile.
Appena saprai, nell’urto, di vivere.
Ma il tuo volto, il nome o almeno
la tua voce sia distinta, udibile!
Il vento, il vento implacabile e pazzo
ti solleva prima, ti gonfierà poi
nel grande vuoto e ridendo
ti getterà nello spazio
per finirti in un risucchio di polvere.
Ma tu non saprai un sol giorno
la direzione, il volere del vento.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)