Tu impersonale andrai
nel moto uniforme,
dirai la comune parola
su questo tempo immobile
nel rito d'inconsce abitudini.
E non sai di scandire un ritmo eterno
entro un nodo di linee e fiamme
che legano anima e cose
in spirali azzurre
sotto archi di millenni.
Ah, tu non avrai il prodigio della gioia
di quando si scoprono misure nuove
(ti distrae un gioco d'inutili confidenze
mentre la luce può morire a ogni ora)
acute essenze feriscono gli asceti
e l'anima rapiscono entro cieli.
Dalla curva della mano raggi
compongono nel tempo solare
il poema che dentro conchiudi
di vive sillabe come
anima di oceani conchiglia.
I sensi e i gesti fioriscono
nella pietra e nello spazio fissi.
Ma un perduto attimo appena
il crollo di un'ora può segnare
il cedimento di mondi e stelle a frana,
uno sfasciarsi di giorni e di pietre
interminabile.
Allora il sogno sarà
mozzato arco nella notte,
e il tuo corpo un groviglio
di linee infrante
sul piano della luce morta.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)