(Job)
Non ancora al limite della nuda
soglia ci avrà preceduti il silenzio;
dietro, l'oblìo nostro e l'altrui.
Dimenticheremo gli accenti
che ci appassionavano, il crollo
dei miti affascinanti, ognuno
sarà come sopravvissuto, compagna
la sorpresa d'essersi creduto
ciò che non era. Io già intuisco
quanto di verità è racchiuso nel Libro
dei sette sigilli; e anch'io lo porto
nel ventre, come il profeta,
divorato e divoratore insieme. Questa
è la lotta dei giorni, Non vita.
Gli altri approderanno stanchi
d'essere morti, oh quante volte!,
lungo la strada. Allora
comprenderemo come la vita è scivolata via
uguale a una barca di canne;
allora apparirà nella sua mole
di meteora spenta la muta Illusione
che ci lanciava di balza in balza.
E non una scia. Superflui
e inutili come monumenti.
Dite, dite, o fossori, sugli avanzi
delle ghirlande deposte accanto alle false
pietre; che resta dei corpi
dei prìncipi, degli emblemi,
delle promesse di memoria
imperitura. Io vi vidi con la fiasca
di vino sull'argine
scavare la fossa cantando,
solo un po' tristi d'avere
per troppa lunghezza di giorni
pestato dentro la terra grassa
che fa zoccolo sotto le piante dei piedi.
lo vidi le lunghe veglie dei famigliari
accanto al padre finalmente disteso
e pesante come un marmo;
e i loro contratti, e l'impazienza
delle intramontabili ore
avanti l'esequie. Dite
quanta gente avete udito
piangere, e quanta
fede nella Morte si spense
sotto quei gemiti.
0 Santi! felici voi
che avete pranzato con la Morte
tutti i giorni, eletta
amante di calme, di beate
alcove. Conosco ebbrezze
inaudite, gioie che mi fanno
delirare, ma l'amplesso della Morte,
questo finir di morire
sono la mia montagna, la mia aurora stupenda,
la mia danza inimitabile.
Questo cessar di mentire
questo finire di voci
la mia musica. Mi esalta
perfino la certezza che Egli
potrebbe anche annientarmi
senza lesione alcuna, il fatto
di non esserGli necessario.
Nato per gioco, gratuitamente,
mi soccorre il ricordo
che né bestemmia né pianto Lo scalfisce
o Lo vincola. E se Egli continua a creare
è senza ragione. Egli
è nudo Spirito, Amore folle
che nessuno può dire ingiusto
per cosa alcuna. E se Lo perdiamo
tutto nostro è l'errore; se ci salviamo
Egli è la salvezza. Ma da quando
Tu hai deciso per la carne, da quando
Tu hai voluto nascere, Tu hai scelto la Morte,
o Dio consorte dell'uomo.
Allora nessuno pianga, nessuno
più la profani, l'insulti.
Ognuno invece la nutra, viva
per forgiare la sua Morte,
per morire nella Sua inconfondibile Morte.
Io vorrei morire come l'aurora
disfatta nel sole, come la notte
nell'aurora, come la luce nella notte; e così
per innumeri dissolvenze,
assaporare gli infiniti trapassi,
il dolcissimo navigare del sangue
per il mare delle cose. Ovvero
udire il cedimento improvviso
di queste che realtà non sono, rapito
nella Sua grazia, uguale
al platano fulminato a primavera, o al monte
disteso a terra da improvviso vulcano.
Sentire così
quanto dev'essere forte
l'abbraccio di Dio che mi ha fatto
per la mia Morte,
per questo spazio ricolmo
solo dal silenzio del Suo Verbo
risucchio di tutte le parole.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)