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Ora dunque giunti, approdati a tanta
chiarezza, ora che paura più non li adombra
e le anime dei figli le vedono
dal di dentro, e leggono i giorni nudi
e sanno più che profeti il mistero,
ora che vita e morte ci hanno
tramandato, alfine usciti
di solitudine, ove più non trincerano
studii e passioni; e tutto
è semplice, disvelato; ora
non vale più che a lungo trascini
segreti il cui peso non posso più reggere.
O parenti miei, in vita io vi dicevo
solo di cose pacifiche e dolci;
pure senza mentire io vi parlava
di lieti messaggi e agevoli incontri,
di lacrime asciugate e rassegnazioni
sante; vi narravo di campi arati
con fatica, ma colmi di rugiade,
di messi... O miei parenti, finalmente
siete morti.
Ed invece il cuore mi urlava dentro
come una selva sotto la bufera,
e il sangue come mare irato.
Era la vita che mi deste, aperta
a tutti i venti, uguale
alla terra che ora vi copre,
alla terra ghiaiosa, avara,
irrigata dal diuturno sudore,
terra che diede né pane né biada
bastante alla fame dei figli. Vita
che amai solo perché vostra,
come voi amaste quel paese
triste degli avi.
Ed allora sognai altre vite
migliaia di vite, pellegrino
di strade interminabili. Allora
m'adornai di fiori e di canti.
E feci di me una riviera,
ove le più dolci creature
si davan convegno. E tutti chiamai
a danza i desideri; e le stagioni
giovani e le notti candide accolsero
le mie confidenze. E, novello prodigo,
ho dato fondo alla mia eredità.
E voi e Dio eravate il mio ininterrotto
rimorso. Non un giorno Egli ha lasciato
d'inseguirmi. E la sera
eran pianti che lavavano i cieli.
Ad ogni creatura adorata
era Lui a rompere l'incanto
col Suo tedio dell' orto.
Lui e voi con la fronte
lavata e col vostro rosario.
Non volevo, io non volevo,
Egli mi sedusse, mi vinse,
mi vinse la pena, fratelli,
la vostra paura, il grido
dei morenti di tutta
la città. Queste lotte cruente,
questa loro solitudine.
Allora tutta di spogliate
pietre ritornò la mia casa.
Dedalo di vie insanguinanti,
il mio cammino, asilo
di mendicanti il mio cuore
come il paese d'origine.
D'allora la terra è senza colore,
le fontane non danno più acqua.
E chi ha bevuto sente più sete;
e ogni ombra ha segnato l'avvento
di nuove arsure, e ogni giorno
è finito in un nuovo distacco.
E ogni sera io mangiavo alla mensa
della grande rinuncia. Ed ora
passo come un'immagine,
stendardo sopra le macerie;
una città immensa e deserta,
affamata, uno ad uno
si è divorata tutti i miei giorni.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)