Spezzata è la cetra,
rotta la speranza;
e polveri e sterpi
le imprese a lungo tentate; i giorni
una caterva di parole.
È la fine prima della morte,
una strana fine
nata dal connubio
dello strepito e della città.
Non è la Morte amorosa e lucente,
la Morte gloriosa e decisiva,
liberazione dello spazio incerto,
della condizione non stabilita.
È il tuo, tempo di cadavere
che prende coscienza,
ridestandosi al rumore
di stagioni disseminate ovunque,
in lento sfacelo;
un rumore carcerante
dentro un rodio di rimorsi
dentro una pazza immobilità.
È cimitero la memoria
e il cuore la lampada rossa
e cieca, cui la sola
grande Morte
porrà rimedio.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)