POMERIGGIO DEL SESTO GIORNO
Sarò ancora natura, pianta,
elemento, miriade
di vite, senza mai vivere?
E lo spirito mio
nel Tuo abisso perduto
prigione, senza morire?
Forse meglio sarà
che io scompaia, Signore,
e Tu rimanga. ― Io,
qui, a fermare ore
nell'attimo eterno, Tu
a gettarne altre, a piene
mani nel gorgo
del tempo. Io
a generare forme
fissandole a Te
come riviera immobile,
e Tu a cancellarle
col Tuo essere
incalzante. Di Te
soffre ogni pianta,
l'acqua, la montagna; Tu
col Tuo peso levighi
i ciottoli delle strade
come un fiume ghiaia.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)