NULLA È DA CAPIRE
II
Lui: «Sono venuto...
a bere il mio vino!».
E anche destino era
che si dovesse perdere
la ragione, e perfino
il pudore!
Allora Egli
iniziava il gioco:
a finte e piccole mosse
dapprima, fino
a che non ti vedesse
disperare e piangere, fino
a lacerarti i sensi e fare
un falò del tuo decoro:
allora
l'intimidita anima
entrava finalmente
nella spirale...
e tu,
fare silenzio, tacere!
E celare agli occhi di tutti
i deliranti rapporti.
E non cercare,
poiché nulla è da capire:
è solo Amore,
e non ragiona!
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)