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Così fanciullo ignaro in sconfinata
pianura, così m'avventurai
dietro la voce irripetibile.
Era il mio grido senza
eco. Tu senza
muraglie. Tu che allora dicevi
la parabola dei gigli,
della spiga di grano che muore
sotterra per non morire;
e il tuo invito a nozze,
o Sposo dei campi, Emmanuele, figlio
della Bellissima.
Non creatura maledetta
nei tuoi accenti,
non furiosa condanna.
Vino e nardo e profumi
hai chiesto all'ospite.
Tua casa il monte, una barca, una riva
di lago.
Ora lasciateci,
uomini, amare. Mia
è questa creazione:
non distruggete il connubio
divino!
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)