Già da un’alba morta all’inizio
di un cammino per notte opaca
mi segui nuda,
tutta simile a me
e con ali immani mi copri:
«faccio perché non precipiti»
mi dici con denti aguzzi di jena,
e non sai che il tuo occhio è un abisso.
Tu non vedi; il nostro
passo è fatale.
Burroni di ossa e di carne
marcite stanno sulla via.
Tu porti i crani a collana
e sorridi serena
e il tuo sorriso mi fermerà il sangue.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988” – pag. 18)