Non ditemi nulla della vostra allegria.
Il cielo è volta di azzurro diaccio
non increspata neppure dallo sfrenato
galoppare del vento
impennato da giorni su tutta la città.
Non ditemi dei vostri canti fermi
all'arco delle dentature asciutte.
per questa precoce arsura di marzo.
La vostra è paura della fine.
Non una goccia di pioggia
ha inumidito la polvere.
Il sudore di inaudite fatiche
irriga il volto scolorato
della vostra gioia tutta gridi.
Cartapesta e follia di coriandoli
e rauchi suoni di trombe
e battimani di donne che non riescono a ridere,
in mezzo alla serrata dei clacson,
funerale di una vita che un tempo
riusciva a illudere.
Io invece cittadino d'altre allegrie
con la mia morte in faccia
con il mio passo di straniero;
in mezzo alla mia città.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)