Ora la terra è imporporata di sangue,
una sposa vestita a nozze:
il sole si è levato sulla casa di tutti
da quando Giobbe ha finito di piangere
e mai Gesù finisce di morire per noi.
Ora nessuna nascita è più senza musica,
nessuna tomba senza lucerna
da quando tu, o Giobbe, dicesti:
«Io lo vedrò, io stesso: questi
occhi lo vedranno e non altri:
ultimo si ergerà dalla polvere».
Allora rinverdirà ogni carne umiliata
e gli andremo incontro con rami nuovi:
una selva sola, la terra, di mani.
(da “Ultime poesie (1991-1992) – Dalle ceneri di Giobbe”)