VENGA PURE

27/11/2025

E venga pure. Ma facciamo l'accordo.
Io rinuncio a quell'ora estiva dell'alba
quando luce rossa precede il sole
e si stende per le vie solitarie del borgo
ancora fasciato di silenzio.
 
Io non ti dico, non dico a nessuno
la gioia che godo: una gioia
da valere una vita;
né ti dico, Dio, i pensieri
che penso e l'amore
che sento per tutte le creature
in quell'ora.
 
Tu non sai, perché non sei un essere umano
non sai cosa sia una tale rinuncia,
dirsi: ecco, domani
non ci sarò più,
domani questi occhi
non vedranno più sorgere
il sole.
 
E rinuncio anche alla sera
a non vedere più la stessa luce
distendersi nella valle e sul fiume.
Rinuncio, come da sempre, agli incontri,
alla gioia di sentire un cuore
battere nella tua mano
e accogliere in silenzio confidenze
che non si dicono a nessuno,
la gioia di sentirsi vivi
e di donarsi e tacere:
di donarsi in nome di tutte le creature.
E avere occhi di bimbi
e mirare le stelle.
 
Tu non sai cosa vuol dire essere
amanti, la sera. Oh,
non tanto per gli amplessi
affannosi e mortali,
ma per il sogno
e il desiderio infinito di attendere,
e disporsi a offrire, e ancora
sognare di offrirsi
in attesa. Questa
 
è questa l'immagine di nozze
che celebreremo, Signore.
Questo è varcare la soglia, quando
i raggi obliqui feriscono la siepe
(ho scritto) nell'ora
del Serafino, e di Francesco, e Chiara:
l'ora delle tortore che tubano e non sanno
l'ora dei colombi sopra la torre
che sospirano e non sanno
quando perfino il lupo e la volpe
sono in amore.
 
A una cosa non rinuncio. Signore:
a non dover essere più «Coscienza»,
terra che pensa e ama e adora,
poiché senza, nulla vi è
che abbia un senso,
nulla dell'intera creazione:
non la luce e i colori
e gli spazi e il tempo;
e tu stesso privo di senso,
mio Dio: per te non rinuncio.
 
Se questo è il male che mi serbi
già da ora ti dico
che non ti perdono: è per te
che chiedo di essere
questa eterna tua
indistruttibile Coscienza.
 
Altro non chiedo. Ora
l'accordo è fatto — suppongo —
venga pure! Anche se
continueremo a lottare,
mio Signore.
 
21 luglio 1983
 
              (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)
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