Dovevamo leggere ancora questo: «Komeini manda bambini al macello». Uccisi migliaia di soldati «poco più che ragazzi» nell'inferno di Bassora: «mandati al massacro con quella ridicola chiave sul petto, la bandiera dell'Islam in una mano e semmai una bomba nell'altra da mettere sopra a un carro armato». Così nel racconto di un tenente di Bagdad fatto all'inviato speciale de «Il Giorno» — 28 luglio 1982.
Continua il tenente di Bagdad: «venivano avanti completamente disarmati, o almeno non avevano armi umane... venivano avanti quasi sempre di notte: si buttavano contro le barriere di filo spinato e camminavano tranquilli nei campi minati. Ondata dopo ondata, e invocavano il mio stesso Signore, il Misericordioso. Molti gridavano che il loro compito non era solo quello di uccidere noi infedeli, ma di liberare i luoghi santi di Gerusalemme». — E ancora il tenente di Bagdad: «continuo a vedere flotte di ragazzi morire: un suicidio collettivo. La battaglia per Bassora, ecco, è stata un massacro di ragazzi. Chiamateli come volete: i bambini di Komeini, i figli della rivoluzione; patrioti, fanatici religiosi. Non so, forse qualcuno di loro è arrivato fino al fronte perché non aveva voglia di studiare, oppure per arrivare più presto a quel paradiso che ha promesso l'uomo santo di Qom».
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)