Teologi e chiesasti, pulite (o complicate) quanto volete la fede, ma lasciatemi credere.
Cristo non è una cavia o un sistema: è l'evento dentro e oltre i fatti.
E, distrutto, sempre si ricompone dalla sua e nostra morte, per la sua e nostra resurrezione.
Non già «la causa dell'uomo che continua», ma dimensione biologica, tensione della terra: sempre vivo mistero del genere umano.
Egli è il solo frutto possibile, l'eterno presente ove t'infuturi, dandogli tu la carne e il sangue.
Nessuno può narrare l'evento. Leggenda che muove il mondo, essa è la storia più vera: allora finalmente crederemo.
Lingua non serve a dire le ragioni dell'ultimo donarsi, la suprema gratuità dell'amore.
Abbiamo appena fragili simboli; e cercare prove e sillogi alla fede è come voler spegnere il sole o incatenare il vento.
E quanto pagheremo amaramente: fede di atei, fede senza incantesimo e senza mistero.
Egli è la luce fattasi corpo, nato dalla creazione pura, nato da donna vergine per opera dello Spirito, venuto sotto la legge per amore.
Era nel principio e nulla ha vita senza di lui: era la vita e la vita è venuta e vive.
Cristo, unico uomo: l'uomo povero e libero, l'ultimo di tutti gli uomini! Mio Cristo, vero sacramento di Dio.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988”)